| Ciao a tutti,
Ieri sono stato al Palasharp per vedere i Judas. Condivido le mie impressioni con tutti noi. Aspetto altri racconti.
"Compro biglietti", questi cartelli più o meno discreti ci accolgono a Lampugnano, appena usciti dalla metropolitana. I Judas Priest hanno richiamato migliaia di metallari e i bagarini sono alla ricerca di biglietti da rivendere. L'avevo visto fare alla data veronese di Beppe Grillo e lo ritrovo al Palasharp per la Priest Fest. Buon segno. La strada che porta all'ingresso è ricca di venditori di panini e merchandising. Magliette e felpe carine e tarocche. So che una la prenderò. All'uscita però.
La prima porta per l'ex Palatrussardi fornisce uno spettacolo notevole. Ci sono i Testament che suonano e fanno muovere i metal kidz con badilate di thrash metal. Con l'amico Pino decidiamo di andare in tribuna laterale. Aggiriamo il Palasharp per poi accorgerci che è più semplice del previsto. La tribuna a pagamento è solo quella frontale, le altre sono di libero accesso.
Conquistato il nostro posto, ci troviamo in mezzo a metallari coetanei (over 35) che guardano i Testament un pò in piedi, un pò seduti. La loro musica rozza e distorta mi era indigesta da ragazzino, adesso la trovo urticante. Passo il tempo a guardare l'orologio e inviare sms.
Fortunatamente è già tempo di Megadeth. E' interessante vedere come i roadies liberino il palco per prepararlo in funzione di Dave Mustaine e compagnia.
L'angelo ribelle dei primi Metallica parte puntuale e ci trascina per un'ora con i suoi classici. Il suo modo di cantare è mono-tono e caratteristico allo stesso tempo. I suoni sono più puliti e io alterno sms allo stare in piedi per vedere lui dirigere la band. Peace sells è sempre bella da ascoltare e si poga (la meglio gioventù, ovviamente) alla grande. Venti anni fa, sarei stato sotto in mezzo al casino o quasi. Adesso mi ritrovo in tribuna con la felpa sopra la maglia dei Judas Priest.
I sessanta minuti dei Megadeth si completa puntuale. Finalmente. Si prepara il palco per i Priest mentre i metallari onorano la fama bevendo birra (4€m ktc) alla grande!
Io e Pino ci guardiamo mentre aspettiamo l'evento. Ho visto i Judas Priest con Tim Owens, adesso è il turno dei "real" Priest con il Metal God. Rob Halford.
L'intro di Prophecy, Dawn of creation, eletrizza l'atmosfera. Quando Scott Travis sale sul drumkit, il boato del pubblico è forte mentre io guardo il palco studiato troppo bene. Inizia la canzone ed è subito energia.
Quando Rob Halford compare con un improbabile vestito grigio (sembra il telo usato per tenere alta la temperatura corporea in caso d'incidente!) basta una sua posa per cancellare Megadeth e Testament in trenta secondi.
Il concerto inizia alla grande. Saranno due ore di energia pura. Sarei rimasto altre due per cantare perchè ogni canzone era vera emozione.
I 4 sul palco sono piuttosto statici con Rob Halford che fa storia a sè. Lui è un cantante d'opera prestato al metal. Ogni canzone ha il suo vestito, le sue pose e la sua interpretazione. Carisma da vendere e portare a casa felici.
Glenn Tipton è stato più comprimario rispetto all'altra volta mentre KK suona a perfezione alternando varie chitarre. Ian Hill è sempre uguale. E' nel suo spazio, muove il basso e da il ritmo. L'amplificazione è a suo favore consentendo di seguire le linee melodiche sottostanti alla canzone. Scott Travis è la fonte alternativa da cui trarre energia. Vederlo picchiare con stile sulla batteria è uno spettacolo dentro lo spettacolo.
Il palco è su più livelli dove si muove soprattutto Rob. Il retro del palco è conteso da Nostradamus, il simbolo attuale dei Priest e alcune coreografie specifiche per la canzone.
Verso le 23 e 20 siamo usciti contenti con un pensiero in testa: quando sarà il prossimo concerto? Io voglio i Priest in teatro con l'orchestra per suonare tutto Nostradamus.
Queste sono le canzoni dei centoventi minuti di intensa energia prodotta dai Judas Priest.
Dawn Of Creation Prophecy (inizio perfetto con Scott Travis pronto a dare il ritmo, si capisce subito che stasera sarà all'insegna della potenza. L'ingresso di Rob che canta all'inizio incapucciato è da Opera lirica. L'ascensore lo riporta al piano terra solo quando si completa la canzone)
Metal Gods (Rob mette subito in chiaro chi siano i Judas Priest. Mamma come pesta Scott. )
Eat Me Alive (Argh!! Quanto è tirata? Bellissima la ripresa con Rob in palla)
Between The Hammer And The Anvil (Per la gioia di chi ha conosciuto i Judas Priest con Painkiller, arriva questo classico. Sotto il palco si poga allegramente)
Devil's Child (per calmare gli spiriti indiavolati, arriva un estratto da Screaming for. Rob la canta con tono differente rispetto all'originale)
Breaking The Law (Mitica. Questa canzone è pazzesca. E' pura energia da illuminare tutta Milano.)
Hell Patrol (Si ritorna su Painkiller e sotto il palco succede di tutto. Che potenza!)
Death (Rob sul trono vale da solo il prezzo del biglietto)
Dissident Aggressor (Qui Rob remixa le parti vocali per starci dentro. Quanto è tirata! Sembra la versione degli Slayer)
Angel (e gli accendini compaiono nel buio del Palasharp. Bella canzone con Rob ispirato)
The Hellion / Electric Eye (Accolta da un boato, è suonata con chitarra e voce direttamente dal 1983 e batteria dei nostri tempi. Scott ci mette sempre il suo timbro)
Rock Hard, Ride Free (e tutti che cantano! Oh si. Rob ci guida nel refrein classico "All day, all night". Bello!)
Sinner (yeah!! KK Downing all'inizio e Glenn Tipton alla fine ci riportano agli anni 70 con suoni distorti e giochi vari. Sembra di ascoltare Unleashed in the est)
Painkiller (Scott Travis si diverte con il pubblico a botte di doppia cassa e rullante. Rob si ricorda di aver superato i 50 e gioca in difesa. In suo soccorso arrivano diecimila fan urlanti!)
Encore: Hell Bent For Leather (Qui entra la moto ed è subito spettacolo. Grande canzone, grande interpretazione e siamo tutti felici)
The Green Manalishi (With the Two-Prong Crown) (il tiro di questa canzone è unico. Sentirla cantata da Rob è favoloso. Scott rende tutto più potente)
You've Got Another Thing Comin' (Rob prima si diverte a farci cantare come degli idioti e poi ci trascina lungo questo favoloso inno anni ottanta.) Si finisce con i cinque che salutano stile teatro e la speranza di un altro bis. La strada lungo casa è lastricata di bancarelle ricche di tentazioni. Porto con me una felpa bianca e una maglietta nera. Che grande concerto, che spettacolo. Grazie Rob, Gleen, KK, Ian e Scott. Siete unici!
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